Accumulo appartiene ad una serie di sculture composte da fasciami di giavellotti o lance realizzate in vetro molato che si sorreggono sulle estremità grazie ad un tubolare di gomma che le avvolge e le tiene insieme nella parte centrale. Gli elementi vengono inclinati e ruotati, sostenendosi l’uno all’altro fino al raggiungimento della posizione che permette la stabilità della struttura.
Si tratta di uno straordinario gioco di elementi inclinati e ruotati in grado di dare stabilità alla materia plasmata. Una scultura perfettamente equilibrata, nata dalla tendenza delle forze fisiche ad assumere configurazioni più armoniose possibili finché ciascuna non blocchi il movimento dell’altra.
Se fisicamente un perfetto equilibrio di lance compone la scultura, concettualmente il titolo indica come un’armoniosa tendenza all’ordine sia sempre contraddetta dall’impossibilità di un campo di forze a rimanere in un equilibrio perpetuo. Un qualsiasi uso di energia, infatti, provoca un’inevitabile perdita di capacità di produrre lavoro: l’energia si disperde nell’ambiente circostante e il disordine aumenta.
Un disordine microscopico che ci pone di fronte a un’apparente contraddizione: da un lato la natura – organica e inorganica – tende ad uno stato di ordine; dall’altro le strutture fisiche tendono ad uno stato di disordine a cui un sistema è gradualmente destinato.
Man mano che avviene il passaggio da uno stato ordinato a uno disordinato l’entropia aumenta ed, inevitabilmente, nel sistema vengono a crearsi nuovi equilibri.
Accumulo è il frutto di questa misura di casualità. Ci ricorda di come anche la nostra vita sia soggetta al “principio di entropia” che tende a distribuire sia l’energia necessaria al soddisfacimento delle nostre funzioni primarie e istintive, sia quella destinata ad attività culturali e spirituali.
Ci invita ad utilizzarle entrambe per addentrarci nella confusione del decadimento del sistema al fine di prendere coscienza contro il disordine ideologico che lo sovrasta.
Accumulo, con la sua estrema semplicità estetica evidenzia un presente dominato da uno sviluppo abnorme di messaggi. Indica la direzione per governare una realtà dominata da un caos che coinvolge anche i segni convenzionali del linguaggio verbale e numerico, ormai privi di senso a causa del prevalere di una molteplicità che riduce la comunicazione a un mero brusio. Si potrebbe, arditamente, suggerire che agisca in modo uguale e contrario all’ormai antico motto sessantottino che recitava: “Occorre rovesciare ciò che è per stabilire ciò che deve essere”.