“Purposes”, testo critico di Gaia Conti & Domitilla Musella, 2009, ita

Pulse red è un intervento artistico che punta a stabilire una comunicazione diretta tra artista e fruitore, al di là di ogni mediazione, in prospettiva sinergica tra scena e pubblico dell’arte. All’interno del progetto Outdoors non è una semplice installazione, ma un intervento di public art, un metalavoro nel quale ogni aspetto della rappresentazione è, in realtà, una chiave che riconduce ad un preciso momento creativo.

Un lavoro site specific pensato in stretto rapporto con la specificità del luogo, secondo una pertinenza linguistico storico e visiva dell’una rispetto all’altra. L’obiettivo primo dell’intero progetto - e di questo lavoro - è presentare l’arte sul territorio pubblico oltre i luoghi canonicamente ad essa deputati, incentivando nuove pratiche artistiche del “fare contemporaneo”, per una riqualificazione del territorio e della collettività che lo abita.




Il lavoro racconta, rimaneggiandolo, il progetto proposto dallo stesso artista nel settembre 2004, quando un’interferenza luminosa di colore rosso, puntata sul globo d’oro di Punta della Dogana da Mar, interpretava l’idea di confine. Allora un intervento ambientale di forte impatto scenografico affrontava l’ampia questione della comunicazione massmediatica, con un senso di denuncia.

Adesso, nel chiostro dell’antico Fontego dei Tedeschi, una installazione si ritaglia fisicamente uno spazio centrale, abbracciando completamente la vera da pozzo. Si tratta di una struttura quadrifacciale, quasi a voler caricare il significato su più fronti, riproduce la documentazione video dell’intervento del 2004.

Come Punta della Dogana, anche il Fontego dei Tedeschi è stato ed è un luogo di scambio, un edificio imponente eretto dai veneziani nel 1228 da cui si controllavano le operazioni commerciali che avevano luogo a Rialto.

Ora non è solo il più grande Fontego di Venezia, ma anche la sede centrale delle Poste da dove si smista tutto il flusso delle informazioni della città. Un intervento, dunque, che crea un dialogo tra la prima performance e il luogo dove si realizza adesso, sviluppando un percorso di significato e di continuità nel rapporto che instaura con il luogo. 

Lo spettatore non è costretto ad assumere un ruolo predefinito che quindi potrebbe condizionarne la visione, come spesso accade nei musei o nelle gallerie, ma è libero di osservare l’opera con un atteggiamento di curiosità in un luogo non adibito alla fruizione estetica.

L’artista è il primo spettatore dei luoghi che racconta, intervenendo con azioni minime e spostamenti di significato che accompagnano gradualmente il fruitore verso il centro di interesse pulsante. In questo specifico lavoro, la tensione massima si raggiunge nel momento in cui viene svelata la palla di fuoco, l’interferenza luminosa che avvolge il globo d’oro della struttura architettonica, centro d’interesse della performance stessa. I processi di creazione dell’ immagine, come esperienza in sviluppo da manipolare, rileggere o completare, avvengono ora grazie alla documentazione video.

In questo tipo di linguaggio, l’obiettivo si traduce con un intreccio narrativo che, da un prologo introduttivo, sviluppa la sua trama attraverso diversi percorsi fino ad arrivare all’epilogo finale.Il lavoro si svincola dal contesto originario e si carica di un nuovo significato.